Guido Miglioli
(di C. Corghi, a cura di A. Nesti)
Nel maggio 1968, nella prefazione al libro di Leonori No guerra ma terra, scrissi che nel dicembre 1954 avevo sostato sulla tomba di Miglioli nel cimitero di Soresina come omaggio doveroso di un consigliere nazionale della DC a un grande combattente cristiano per la giustizia nel mondo contadino.
Ricordai che De Gasperi in viaggio in auto per la sua Valsugana aveva voluto fare una sosta a Milano per visitare Guido Miglioli degente alla “Beata Capitanio” dopo circa otto anni dall’ultimo incontro, quando De Gasperi gli comunicò il rifiuto alla sua domanda di iscrizione alla DC.
In quella visita fra due personaggi ben presto avviati alla morte, sarà stato ricordato quel triste commiato da Roma di De Gasperi avvenuto quaranta anni prima con l’unico parlamentare, il Miglioli, che lo aveva accompagnato alla stazione.
Ambedue non volevano una guerra che fu terribile per contadini e operai da ambo le parti. Si ritrovarono nel Partito Popolare, poi furono divisi dalla reazione fascista.
Morì prima De Gasperi e Miglioli scese con grande sforzo nella cappella della clinica per assistere alla Messa di suffragio. Lo raggiunse la morte il 24 ottobre 1954 e volle essere sepolto accanto ad un contadino “migliolino” che era caduto al suo fianco in nella lotta del 1921.
Da giovane avvocato era divenuto seguace di Murri e aveva fatto suo l’indirizzo democratico-cristiano per l’entrata dei cattolici nella vita politica.
Diede avvio alle Leghe Bianche nel primo decennio del ‘900 per il miglioramento dei livelli di vita dei contadini. Divenne con Sturzo l’ala sinistra dell’Unione Popolare che seguì alla soppressione dell’Opera dei Congressi. Vescovo di Cremona era Geremia Bonomelli che approvò, su indicazioni di Miglioli, la partecipazioni dei lavoratori cattolici alle manifestazioni del 1° maggio.
Fu contro la guerra libica e contro ogni colonialismo. Era stato eletto deputato nel 1913 in posizione antigiolittiana. Quando si determinarono i presupposti per il primo conflitto mondiale si batté per il neutralismo trovandosi accanto De Gasperi sostenitore di trattative tra Austria e Italia. In questa lotta contro la maggioranza nazionalista, Miglioli fu in sintonia con i socialisti in nome delle masse contadine cattoliche.
Nel 1919 ottenne per i contadini cremonesi le otto ore di lavoro e indicò una nuova meta: "La terra a chi lavora!". Raggiunse il Patto di Parma con molti scioperi (1920) per la trasformazione del patto colonico a salario a struttura associativa, come prima pietra per la riforma agraria. Ma con l’aiuto violento delle squadre fasciste gli agrari violeranno il patto, allora Miglioli lancerà i contadini alla conquista della terra e la formazione del consiglio di cascina.
Al primo congresso dei popolari chiese la sostituzione della denominazione del partito in partito del proletariato cristiano. Mentre il fascismo assumeva tutto il potere nell’aprile del 1923, dopo il congresso di Torino del PPI, iniziava l’esilio per molti suoi dirigenti e l’espulsione dal partito di coloro che erano defluiti nella collaborazione con i fascisti.
Miglioli fu accanto a Gramsci per una organica unità di resistenza al fascismo e pertanto venne espulso dal partito nel gennaio del 1925. Aderì alla Internazionale Contadina, esule in Francia partecipò al primo congresso internazionale antifascista a Berlino nel 1929. Nella seconda metà degli anni trenta Miglioli tenne a Mosca nella sala rossa del Cremlino una relazione sulla “Chiesa cattolica fattore morale, sociale e politico nella vita internazionale” illustrando l’opera di pace dei pontefici.
Occupata la Francia i tedeschi arrestarono Miglioli e lo consegnarono alla polizia fascista che lo confinò. Liberato con la caduta del fascismo, dopo l’8 settembre venne catturato e subì un processo dall’onnipotente ras di Cremona Roberto Farinacci e da don Calcagno esaltatore della repubblica di Salò.
Si dedicò alla Costituente della terra e al Movimento cristiano per la pace. Nel gennaio 1951 a Modena si tenne l’assemblea della Avanguardia cristiana con la partecipazione di don Mazzolari e di Miglioli. Io ebbi modo di seguire i lavori dell’assemblea che ebbe un pesante seguito con la rinuncia per don Mazzolari della direzione del periodico ADESSO e la proibizione di predicare al di fuori della propria parrocchia di Bozzolo.
A molti Miglioli sembrò un agitatore ma chi lo conobbe e poté constatare non solo l’acuta intelligenza ma anche la sua profonda fede religiosa, e chi ricostruì la sua sofferta vita politica vide in Guido Miglioli un testimone della redenzione cristiana e democratica del mondo contadino del tempo.